Omelia dell’Arcivescovo di Zagabria
Josip Card. Bozanić
in occasione della memoria liturgica
del Beato Alojzije Stepinac
Chiesa di San Girolamo dei Croati
Roma, domenica 12 febbraio 2012
(Letture liturgiche: Lv 13, 1-2.45-46; Sl 32, 1-2.5.11;
1Cor 10,31-11,1; Mc 1, 40-45)
Coerenza nella sequela di Cristo
1. Nella seconda lettura di oggi San Paolo ci invita alla santità, e lo fa presentandoci tre livelli della chiamata alla santità: fare tutto per la gloria di Dio; non cercare il proprio interesse, ma quello di molti; farsi imitatori di Cristo. Tutti e tre questi livelli sono compresi nella testimonianza cristiana del martirio che fa risplendere la Chiesa in tutta la sua bellezza.
Nella vita del cristiano ogni cosa è riferita a Dio. Non esiste nessuna dimensione della vita dell’uomo e ancora meno dell’uomo religioso che non sia in relazione con Dio. Ciò significa che l’uomo nella libertà e grazie alla luce interiore può discernere ciò che lo avvicina a Dio e ciò che lo allontana da Lui.
I martiri esprimono nel modo più alto tale libertà e nel dono di sé agli altri ci mostrano che è possibile trascendere i propri interessi, sradicando in se stessi ogni forma di egoismo. L’apostolo Paolo è consapevole che il suo comportamento non è privo di valore per coloro che gli sono affidati. L’imitazione di Cristo lo impegna pienamente, lo costringe alla coerenza, perchè non succeda che egli stesso sia di ostacolo ai fratelli nel cammino verso Cristo, che non sia egli uno scandalo per chi vuole seguire Gesù.
Tutti i martiri cristiani sono per noi un modello, come l’Apostolo si è fatto modello per gli altri. Vivendo in modo coerente, non si evitano soltanto gli scandali, ma si diventa annunciatori di Cristo, portatori della Buona Novella al mondo.
Gesù ci mostra la sua compassione
2. Nel Vangelo di oggi Dio ci viene incontro attraverso i gesti di Gesù, che guarisce un lebbroso permettendogli di essere riammesso nel seno della comunità. Il lebbroso nel suo avvicinarsi a Gesù infrange le regole sociali e religiose allora vigenti. Gesù toccando il lebbroso è mosso dalla legge della compassione e anch’egli si distacca dalle regole. Agisce nella libertà che lo porta a cercare il bene altrui, a schierarsi dalla parte dei poveri ai quali non rimane nient’altro che una fiducia totale ed incondizionata in Lui.
Commuove profondamente l’umiltà del lebbroso, consapevole che per la propria malattia non esiste nessun rimedio umano. Tuttavia sa che può rivolgersi a Colui che tutto può. Il lebbroso riconosce che Gesù è Dio.
Attira la nostra attenzione il fatto che Gesù chiede al guarito di non dire niente a nessuno, lo invita al silenzio, e ciò diviene eloquente per noi. Gesù vuole indicarci il silenzio come cammino per riflettere sul dolore. Di fronte al dolore Dio stesso tace, lo assume e portando le nostre sofferenze lo riempie di condivisione. Un tale dolore condiviso ci rende autentici, dona forza e speranza. Lo vediamo nel vangelo: dopo la guarigione il lebbroso è rivestito di dignità nuova.
Gesù ci mostra la sua compassione, ci insegna che la purificazione nasce dal farsi vicini, dalla condivisione, dalla tenerezza che allevia il dolore. Ci invita a volgere lo sguardo verso gli altri e a cogliere le situazioni di sofferenza che attendono la nostra compassione e la nostra attenzione.
Siamo qui radunati oggi per celebrare il mistero eucaristico, raccolti in preghiera, rivolgiamo i nostri cuori al Signore e contempliamo il Beato Alojzije Stepinac. Fissiamo il nostro sguardo su questo pastore e martire che, in un’epoca di dure e complesse vicende storiche, ha saputo manifestare a molti con il proprio atteggiamento e le proprie opere la compassione di Dio. Ha portato la vita dove sembrava regnare la morte; ha testimoniato l’amore concreto agli emarginati, agli esclusi, agli umiliati, ai rifiutati dal mondo.
Le testimonianze dei Romani Pontefici
3. Celebrando la vittoria di Cristo sul male, quest’anno facciamo memoria della vita e della morte del Beato Alojzije risvegliando in noi – con animo grato al Signore – i bellissimi ricordi della Visita Apostolica del Santo Padre Benedetto XVI in Croazia, nel giugno scorso (4 e 5 giugno 2011). Riviviamo il momento in cui il Papa ha pregato presso la tomba del Beato nella celebrazione dei Vespri nella cattedrale di Zagabria il 5 giugno 2011.
Cari fratelli e sorelle, la Visita del Papa Benedetto XVI in Croazia e il fatto di essere oggi qui a Roma, nella Chiesa di San Girolamo dei Croati in Urbe per celebrare la memoria liturgica del Beato Stepinac, mi spingono a riflettere insieme a voi su ciò che i Sommi Pontefici hanno detto sul Cardinale Alojzije Stepinac, sia quando era ancora in vita, sia dopo la sua morte. Innanzitutto è interessante notare che i Romani Pontefici hanno lasciato parole significative e perfino profetiche, contribuendo a comporre una sinfonia di testimonianze cristiane che si possono ascoltare oggi come allora, però oggi – in circostanze nuove – all’interno di una partitura più ricca ed elaborata. E così ne esce un’immagine splendida; un ritratto spirituale che orna la storia della Chiesa ed attrae tutti coloro che vi si avvicinano a cuore aperto. Accostiamoci a questa agiografia frammentaria, coniata dai grandi personaggi della Chiesa, i Papi dell’epoca recente.
Papa Pio XII
4. Papa Pio XII, che nominò cardinale il Beato Stepinac, nella sua Lettera Apostolica „Dum maerenti animo“ su La chiesa perseguitata nell’Europa dell’Est (29 giugno 1956) menzionandolo insieme ad altri due cardinali dell’Europa dell’Est, scrisse: “Ci rivolgiamo anzitutto a voi, diletti figli Nostri, cardinali di santa romana chiesa, Giuseppe Mindszenty, Luigi Stepinac e Stefano Wyszynski, che Noi stessi abbiamo rivestiti della dignità della romana porpora per gli insigni meriti da voi acquistati nel disimpegno dei doveri pastorali e nella difesa della libertà della chiesa. All’animo Nostro addolorato è sempre presente quanto voi, ingiustamente allontanati dalle vostre sedi e dal vostro sacro ministero, avete sofferto e continuate a soffrire con fortezza per Gesù Cristo […].
Vivamente solleciti del bene di tutti voi, che per causa di Gesù Cristo sopportate angustie, iatture e danni, quotidianamente eleviamo le Nostre preghiere a Dio onnipotente, perché benigno e misericordioso sostenga e rafforzi la vostra fede, perché lenisca e allevii le vostre pene, vi consoli con celesti carismi, guarisca le membra sofferenti o malate del mistico corpo di Gesù Cristo, e, sedata la presente procella, faccia finalmente risplendere su di voi e su tutti la vera e serena pace, alimentata dalla verità, dalla giustizia e dalla carità“.
Queste parole di incoraggiamento furono di fatto una preghiera che rivelò di conoscere bene le sofferenze, specialmente quelle portate per la libertà della Chiesa, e che chiese a Dio per i tre cardinali ciò che in modo straordinario si mostrò nelle loro vite: lo splendore della serena pace, della verità, della giustizia e della carità, sostenuto dalla forza della fede.
Papa Giovanni XXIII
5. Un „rito inconsueto“ – così Papa Giovanni XXIII chiamò nella sua omelia nella Basilica di S. Pietro il rito funebre in suffragio del Cardinale Alojzije Stepinac nell’ottavo giorno dalla morte (17 febbraio 1960) – e continuando disse per „un Cardinale che non sia di Curia, ragioni di straordinario rispetto e di religiosa affezione l’hanno imposto al cuore Nostro“.
Il Papa proseguì dicendo: „Era troppo cara al Nostro spirito questa figura semplice ed insigne di padre e di pastore della Chiesa di Dio: la sua prolungata tribolazione di quindici anni di esilio nella stessa patria sua; e la dignità serena e confidente del suo continuato soffrire l’hanno imposto alla ammirazione ed alla venerazione universale“. Il Papa vide in lui la „riproduzione fedele del buon Pastore Divino, fedele ed edificante“ che „accumulò una tale ricchezza di meriti, che il Padre celeste ha sicuramente riversato a grazia ed a benedizione di tutte le famiglie e di tutti i fedeli della Croazia fervida e pia“.
Giovanni XXIII fu toccato dal testamento del Beato Stepinac in cui chiese perdono „a quanti nella sua vita… avesse potuto pur lievemente offendere“ e lo diede a „ quanti lo fecero tanto ingiustamente soffrire“. Il Papa previde che la manifestazione di pietà popolare intorno alla salma „resterà per una intera generazione ricordo sacro, e richiamo perenne di spirituale elevazione e di umana e cristiana tenerezza“.
Il Cardinale Montini, il futuro Papa Paolo VI
6. Il Cardinale Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano, e poi eletto successore di Pietro con il nome di Paolo VI in commemorazione della morte del Cardinale Stepinac (il 12 febbraio 1960 a Milano) rivolse bellissime e profondi parole, di ammonimento e piene di commozione, cominciando con la domanda sulla condanna, subita dal Cardinale: „… è mai possibile una tale condanna? Sì, è stata possibile: la realtà, tristissima, parla. Ma, è una realtà fondata sulla giustizia? Siamo davanti ad un delinquente, ovvero ad un martire?“
Il Cardinale Montini immediatamente aggiunse profeticamente un’altra domanda: „Dobbiamo ascrivere questo significativo episodio, la cui eco clamorosa varcherà i secoli, all’esercizio normale e civile, della giustizia, ovvero ad una di quelle drammatiche contraddizioni giudiziarie, per cui la condanna crea una vittima gloriosa, ed addita per sempre alla riprovazione del genere umano chi ha osato pronunciarla? […] L’episodio assurge a simbolo, e tale si consegna alla storia. […] Stepinac avrebbe potuto essere un grande campione della sua nazione solo che uomo libero e fiero fosse diventato servile mancipio del marxismo imperante. Non lo divenne e cadde“.
Il riconoscimento della difesa della libertà cristiana portò l’Arcivescovo Montini a soffermarsi sulla questione dell’umanesimo, esprimendosi in questo modo: „Un umanesimo quel è quello marxista, che così si pone, svela, nei suoi significativi esprimenti, quale sia l’umanità che esso può generare. Ed il pensiero per noi si fa più grave osservando che questa violenza, perché tale anche se rivestita della toga del magistrato, si appunta, nel quadro che ci interessa, contro chi di fronte non ha che una cosa: lo spirito. E lo spirito, per giunta, di verità, di carità, di lealtà, di mansuetudine e di perdono; lo spirito evangelico “.
Il Cardinale Montini in ciò vide il Mistero, in cui continua la passione di Cristo. Per la sua fedeltà a Cristo „è necessario che la Chiesa soffra. […] Per dimostrare la sua capacità di parlare al mondo e di salvarlo. Il martirio è un suo carisma“.
Pensando al Beato Stepinac, l’Arcivescovo di Milano proseguì lasciandoci a conclusione una pagina meravigliosa ed attuale: „Una religione che chiede sacrificio, sembra non essere moderna, eppure è la nostra: essa chiede dei forti, non dei vili; chiede dei testimoni, non dei deboli; chiede dei seguaci disposti a perdere, non avidi di guadagnare; chiede figli, apostoli di fedeltà e di coerenza, non degli aggregati propagandisti dell’opportunismo e del compromesso, piuttosto favorevoli ad accordarsi con gli avversari che a conservare l’unità con gli amici. Stepinac ci sia maestro! E maestro ci sia della speranza e della bontà. Egli è morto, avvolto nel silenzio, proprio della sua Chiesa, a cui sola voce resta quella della preghiera e del perdono. Nessuna invettiva è partita da lui, nessun anatema. Non ha voluto abbandonare il suo Paese per amore al suo Paese”.
Mons. Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I
7. Nella memoria della Chiesa è stata conservata anche una frase di mons. Albino Luciani, Vescovo di Vittorio Veneto, eletto poi Papa Giovanni Paolo I, pronunciata in occasione della morte del Beato Stepinac. Il futuro Papa Giovanni Paolo I disse: „Il Martirologio Romano è un libro di preghiere della Chiesa. Adesso vi è iscritto un nuovo nome: Alojzije Stepinac“. (Process. Super Martyrio, 275)
Papa Giovanni Paolo II
8. Giovanni Paolo II ha parlato del Cardinale Stepinac in varie occasioni e lo ha denominato in vari modi, raccogliendo una sintesi delle sue attività di pastore. Di lui diceva che era: „baluardo della Chiesa in Croazia“, „la figura più prestigiosa”, evidenziando la sua fede e fedeltà, il suo coraggio, il suo impegno per la difesa della libertà, specie di quella religiosa, per la dignità e i diritti dell’uomo.
Nell’omelia durante i Vespri nella cattedrale di Zagabria il 10 settembre 1994 così si è espresso: „Con la sua presenza, con il lavoro, con il coraggio e la pazienza, con il silenzio e, infine, con la morte egli mostrò di essere un vero uomo di Chiesa, disposto al sacrificio supremo pur di non rinnegare la fede. In ogni circostanza, nella libertà, nel carcere o al confino, vegliò sempre come vero Pastore sul suo gregge; e quando capì che, mediante l’adesione ad associazioni politiche, si voleva dividere il clero e distaccare il Popolo di Dio dalla Chiesa di Roma, non esitò ad opporsi con ogni energia, pagando col carcere il suo coraggio”.
Nell’omelia in occasione della beatificazione (3 ottobre 1998) a Marija Bistrica lo stesso Giovanni Paolo II ha detto: „Il Buon Pastore fu per il Beato Stepinac l’unico Maestro: al suo esempio egli ispirò sino alla fine la propria condotta, offrendo la vita per il gregge che gli era stato affidato in un periodo particolarmente difficile della storia”.
Continuando di seguito Papa Wojtyla ha affermato: “Nella persona del nuovo Beato si sintetizza, per così dire, l’intera tragedia che ha colpito le popolazioni croate e l’Europa nel corso di questo secolo segnato dai tre grandi mali del fascismo, del nazismo e del comunismo. Egli è ora nella gioia del cielo, attorniato da tutti quelli che, come lui, hanno combattuto la buona battaglia, temprando la loro fede nel crogiolo della sofferenza. A lui noi oggi guardiamo con fiducia invocandone l’intercessione”.
Il Papa Giovanni Paolo II ha indicato al popolo croato il Beato Alojzije Stepinac come una sorta di bussola con cui orientarsi, affermando quali punti cardinali: la fede in Dio, il rispetto dell’uomo, l’amore verso tutti spinto fino al perdono, l’unità con la Chiesa guidata dal Successore di Pietro. Ha ricordato che il Beato Stepinac sapeva bene che non si possono fare sconti sulla verità, perché la verità non è merce di scambio e che per questo affrontò la sofferenza piuttosto che tradire la propria coscienza e venir meno alla parola data a Cristo ed alla Chiesa (Cfr. Omelia a Marija Bistrica, 3 ottobre 1998).
Papa Benedetto XVI
9. In un certo senso Papa Benedetto XVI ha sintetizzato le testimonianze dei suoi predecessori sul Beato Alojzije nella sua Visita Apostolica in Croazia. Già durante il volo verso Zagabria, il Papa ha pronunciato forti parole sul Cardinale Stepinac, riferendosi alla questione del vero umanesimo:
“Il cardinale era un grande pastore e un grande cristiano e così anche un uomo di un umanesimo esemplare. Io direi che era la sorte del cardinale Stepinac che ha dovuto vivere in due dittature contrastanti, ma che erano entrambe antiumaniste. (…) Ha lottato per la fede, per la presenza di Dio nel mondo, per il vero umanesimo che è dipendente dalla presenza di Dio. (…) Così era – diciamo – il suo destino: lottare in due lotte diverse e contrastanti e proprio in questa decisione per il vero contro lo spirito dei tempi, questo vero umanesimo che viene dalla fede cristiana, è un grande esempio non solo per i croati, ma per tutti noi“.
Durante i Vespri nella cattedrale di Zagabria (5 giugno 2011) il Santo Padre ci ha portato ad allargare lo sguardo affermando:
“Questa sera vogliamo fare devota e orante memoria del Beato Alojzije Stepinac, intrepido Pastore, esempio di zelo apostolico e di cristiana fermezza, la cui eroica esistenza ancora oggi illumina i fedeli delle Diocesi croate, sostenendone la fede e la vita ecclesiale. I meriti di questo indimenticabile Vescovo derivano essenzialmente dalla sua fede: nella sua vita, egli ha sempre tenuto fisso lo sguardo su Gesù e a Lui si è sempre conformato, al punto da diventare una viva immagine del Cristo, anche sofferente. Proprio grazie alla sua salda coscienza cristiana, ha saputo resistere ad ogni totalitarismo, diventando nel tempo della dittatura nazista e fascista difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati, e poi, nel periodo del comunismo, ‘avvocato’ dei suoi fedeli, specialmente dei tanti sacerdoti perseguitati e uccisi. Sì, è diventato ‘avvocato’ di Dio su questa terra, poiché ha tenacemente difeso la verità e il diritto dell’uomo di vivere con Dio”.
Il Papa richiamando l’offerta di Cristo ha invitato a considerare la figura del Beato Cardinale Stepinac secondo la “forma” di Cristo e ha affermato: “Il martirio cristiano infatti è la più alta misura di santità, ma lo è sempre e soltanto grazie a Cristo, per suo dono, come risposta alla sua oblazione che riceviamo nell’Eucaristia. Il Beato Alojzije Stepinac ha risposto con il suo sacerdozio, con l’episcopato, con il sacrificio della vita: un unico ‘sì’ unito a quello di Cristo. Il suo martirio segna il culmine delle violenze perpetrate contro la Chiesa durante la terribile stagione della persecuzione comunista“.
Autenticità del vero umanesimo
10. La ricchezza trasmessaci dai Sommi Pontefici offre la possibilità di comporre quasi una nuova preghiera litanica, che raccoglie espressioni, immagini, affermazioni sul Cardinale Alojzije Stepinac. Al Beato Alojzije sono attribuite virtù e qualità che riguardano: verità, carità, giustizia, difesa della libertà della Chiesa e dell’uomo, dei diritti dell’uomo; pace serena, coscienza pura, forza della fede, dignità confidente, tenerezza umana e cristiana, fedeltà, lealtà; fede in Dio, rispetto dell’uomo; amore verso tutti, perdono, unità con la Chiesa; lotta per la presenza di Dio, fermezza cristiana, zelo apostolico, mansuetudine, spirito evangelico.
Il Beato Stepinac viene chiamato: avvocato di Dio sulla terra e avvocato dei fedeli, conformato a Gesù, viva immagine di Cristo; maestro di speranza e di bontà; la sua testimonianza oltrepassa i secoli…
Di tutto ciò oggi vorrei soffermarmi solo sull’aspetto che è più evidente all’interno del ‘santuario del Cardinale Stepinac’, costituito dalle testimonianze dei Papi appena ricordate.
Nel 1960 il Cardinale Montini parlò dell’umanesimo; presentò il martirio come un carisma della Chiesa e sottolineò la capacità del martirio cristiano di parlare al mondo; menzionò il silenzio come linguaggio proprio della Chiesa, in cui è sempre viva la preghiera. Ai nostri giorni Benedetto XVI, riferendosi al Beato Alojzije, ha ripreso il tema del vero umanesimo, che ha origine nel riconoscere la necessità di accogliere Dio nella vita umana. Questa è una meravigliosa consonanza e una vera lezione spirituale, ma è anche il segno che effettivamente abbiamo bisogno di essere orientati dalla bussola che il Martire rappresenta.
Iniziare dalla coscienza
11. Il nostro Beato lottò per la presenza di Dio nel mondo, cioè per il vero umanesimo. Egli fu, come ha detto il Beato Giovanni Paolo II, sintesi della tragedia che colpì l’Europa nel corso del XX secolo. Tale tragedia era l’espressione della ‘marginalizzazione’ di Dio, della disobbedienza alla sua voce in noi, nella nostra coscienza, quale presenza di Dio in ogni uomo. Non a caso Benedetto XVI nel Teatro Nazionale a Zagabria, parlando al mondo della cultura, ha messo al centro il tema della coscienza, indirizzando i pensieri verso l’humanum. Come per indicarci da dove bisogna ripartire.
Il martirio cristiano è la più alta misura di santità, ed è linguaggio capace di parlare in modo autentico. I martiri con la loro testimonianza ‘riportano’ Dio nel mondo e gli uomini nella comunione con Dio.
Testimonianza credibile dei cristiani
12. Fratelli e sorelle, noi siamo la Chiesa di Cristo che prolunga la presenza e l’opera del Salvatore nel mondo. In tutti gli ambiti dove viene sperimentato il dolore, dove la dignità dei figli di Dio viene messa in pericolo, dove c’è emarginazione, qualunque essa sia, là la nostra testimonianza deve essere credibile, quale testimonianza della Chiesa che porta a tutti la salvezza di Gesù.
Beata Vergine Maria, Madre dei Martiri e Stella della Nuova Evangelizzazione veglia sul nostro cammino di testimonianza cristiana.
Beato Alojzije Stepinac, Pastore e Martire, Maestro di speranza e di bontà, intercedi per noi, per il tuo popolo croato e per tutti i popoli dell’Europa e della terra intera! Amen.