Omelia card. Comastri 9 febbraio 2019

Pontificio Collegio Croato

 

Santa Messa  in memoria

del Beato Card. Luigi Stepinac

 

9 febbraio 2019

 

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1) Per ricordare il grande insegnamento che ci viene dalla vita del Cardinale Luigi Stepinac, parto da una osservazione di Origene.

Origene è stato un grande personaggio del terzo secolo cristiano: nacque ad Alessandria di Egitto nel 185 e qui morì nel 251 in seguito alle torture subite durante la terribile persecuzione di Decio. Anche il padre di Origene, di nome Leonida, affrontò la persecuzione e morì martire ad Alessandria durante il regno di Settimio Severo. Ricordando quei tempi eroici, Origene scrive: “Allora si era veramente fedeli (e sottolinea questa parola: fedeli!), quando, nella Chiesa il martirio era esperienza quotidiana; quando al ritorno dai cimiteri dove avevamo accompagnato i corpi dei martiri, rientravamo nella nostra assemblea per pregare e commentare l’eroismo dei martiri; quando tutta la Chiesa era là, irremovibile nella fede. Allora i fedeli erano certamente poco numerosi, ma erano veramente fedeli e camminavano nella via che conduce alla Vita” (Omelia su Geremia).

Queste parole di Origene si applicano perfettamente alla vita del Cardinale Stepinac. Per il Capodanno del 1938 così scrisse ai suoi sacerdoti:

“Conosco in tutti i particolari le varie difficoltà dei sacerdoti nella cura pastorale, le difficoltà dei parroci. Le loro difficoltà saranno le mie. Insieme offriremo e insieme godremo per essere un cuore solo e un’anima sola… Nessun ostacolo vi abbatta, ma piuttosto vi fortifichi… Fratelli sacerdoti… serriamo le nostre file! Gli avversari non cercano altro che di spezzare le nostre file… Sforziamoci di sostenerci vicendevolmente, ovunque sia possibile, perché allora, anche con le nostre esili schiere, saremo una fortezza inespugnabile”. Parole attualissime!

Oggi siamo chiamati a testimoniare la nostra fede in una società diventata pagana come quella dei primi secoli.

Giustamente il Cardinale Stepinac ci ricorda che l’esempio della carità che genera unità è la più grande ed efficace predica che possiamo offrire ad un mondo pieno di violenza e di rivalità come quello di oggi.

Tertulliano, nel II secolo, rivolgendosi ai pagani del suo tempo, osservava: “Voi, guardando noi cristiani, siete costretti a dire: ‘Guarda come si amano!’ Mentre voi vi odiate anche tra fratelli! Noi, invece, ci amiamo senza essere neppure parenti secondo la carne: ma i nostri cuori sono abitati dall‘unico Dio, che è Amore”.

Non dobbiamo mai dimenticare che il Primo Comandamento che ci ha lasciato Gesù è questo: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. Il Card. Stepinac ricordava sempre queste parole di Gesù e ad esse ispirava la sua vita.

2) Inoltre, il Cardinale Stepinac insistentemente ci ricorda che il centro e la forza dell’apostolato sacerdotale sta in un’intensa vita di preghiera, con al centro la Santa Messa che rende presente in mezzo a noi l’Amore con cui Gesù ha dato la vita per noi sulla Croce.

Così scrive ad un amico sacerdote: “Il sacerdote che si sforzerà di vivere santamente, questi sarà rafforzato proprio con la ricchezza della Santa Messa. Diventerà di giorno in giorno più forte, finché, in un certo modo, tutto diventerà possibile, come per il parroco di Ars, il quale accoglieva non solo i suoi fedeli, ma anche migliaia di altre persone che ogni anno si riversavano ad Ars per sentirlo e per vederlo”.

E attingendo alla sua personale esperienza, il Cardinale confida: “Se esiste il Paradiso sulla terra, il sacerdote lo trova nella Santa Messa“.

Pertanto non ci meraviglia la risposta del Cardinale al parroco di Krasic il quale, consigliato dai medici, gli proponeva di acquistare un televisore, per un po’ di divertimento: “Non ho bisogno di questo strumento per lo svago o il sollievo. Mi basta Gesù nell’Eucaristia. Altro non mi occorre”.

Giustamente Francois Muriac osservava: “Un buon sacerdote mi basta osservarlo: la sua vita parla, soprattutto, quando celebra la Santa Eucaristia”.

 

3) Mi sembra particolarmente importante sottolineare questo richiamo del Cardinale Sptepinac, che è in perfetta sintonia con il pensiero di San Giovanni Paolo II, espresso nell’Enciclica “Redemptoris missio”. Così scrive il Papa: “La rinnovata spinta verso la missione ‘ad gentes’ esige missionari santi. Non basta rinnovare i metodi pastorali, né  organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, né esplorare con maggiore acutezza le basi bibliche e teologiche della fede: occorre suscitare un nuovo ardore di santità fra i missionari e in tutta la comunità cristiana, in particolare fra coloro che sono i più stretti collaboratori dei missionari”.

E Santa Teresa di Lisieux, che è stata una meravigliosa e feconda missionaria pur restando sempre all’interno di un monastero, ha ben espresso il segreto della fecondità dell’apostolato, che oggi molti non capiscono più. Ella, con grande lucidità, ha scritto: “Un saggio ha detto ‘datemi una leva, un punto d’appoggio, e io solleverò il mondo’. Quello che Archimede non ha potuto ottenere, perché la sua richiesta non si rivolgeva a Dio ed era espressa solo da un punto di vista materiale, i santi l’hanno ottenuto pienamente. L’Onnipotente ha dato loro, come punto d’appoggio, Se Stesso e Se Solo; come leva, la preghiera che infiamma d’un fuoco d’amore, e così essi hanno sollevato il mondo. E, così lo sollevano i santi della chiesa militante, e lo solleveranno ancora i santi futuri fino alla fine del mondo”.

Questo era anche il pensiero e l’insegnamento costante del Cardinale Stepinac: e oggi, nel vortice di tante iniziative, dobbiamo recuperare la centralità della preghiera, altrimenti rischiamo di dimenticare il chiaro avvertimento di Gesù che ha detto: “Senza di me non potete fare nulla”.

Madeleine Delbrêl infaticabile missionaria negli ambienti operai scristianizzati della Francia negli anni ’50, così scriveva: “Se il Vangelo è un libro, bisogna leggerlo. Tuttavia, questo non basta. Il Vangelo è un libro che va pregato. Tra la lettura del Vangelo e i nostri poveri tentativi di obbedienza ai suoi esempi e ai suoi precetti c’è la preghiera. Senza di essa, noi vedremo come miopi e obbediremo come paralitici. Soprattutto, senza preghiera, il Vangelo sarà soltanto parole e noi rischiamo di non incontrare vivo Colui che parla, Colui che trascina, Colui che si deve seguire”.

Ritengo che la vita del Cardinale Stepinac abbia una straordinaria attualità proprio nel richiamo alla necessità di riscoprire la preghiera come irrinunciabile anima dell’apostolato: del resto, proprio pregando egli ha vinto la cattiveria dei suoi persecutori. E oggi lo ricordiamo come vincitore.

 Concludo con un ricordo del Cardinale Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano e contemporaneo del Cardinale Stepinac. Il Cardinale Schuster, parlando ai giovani del Seminario Maggiore di Milano, sentendo vicina l’ora della sua morte, avvenuta il 30 agosto del 1954, lasciò loro una consegna profonda e soprattutto attuale. Disse: “Altro ricordo non ho da lasciarvi all’infuori di un invito alla santità. La gente pare che oggi non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare indifferente al problema della salvezza, ma se un santo, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Cari giovani, non dimenticate che il demonio non ha paura dei nostri campi sportivi o dei nostri cinema parrocchiali, o della nostra stampa cattolica: ha paura soltanto della nostra santità”.

Il Cardinale Stepinac, con la vita e con le parole, ci consegna lo stesso identico messaggio: ascoltiamolo!

 

 

Angelo Card. Comastri

Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano

Arciprete della Basilica Papale di San Pietro