Omelia, memoria liturgica Beato Alojzije Stepinac 10 febbraio 2024 – Card. Luis Antonio Gokim Tagle

Omelia, memoria liturgica Beato Alojzije Stepinac
Chiesa di San Girolamo dei Croati
10 febbraio 2024
Sap 3,1-9; 2 Cor 6,4-10; Gv 13,24-26
Card. Luis Antonio Gokim Tagle

Ringraziamo Dio che ci ha riuniti come comunità in questa Eucaristia mentre ricordiamo il beato Luigi Stepinac, vescovo e martire. Voi che venite dalla Croazia conoscete la sua vita, il suo ministero e le sue sofferenze. Ma ogni martire è un dono per tutta la Chiesa. Ogni martire evidenzia a modo suo il significato della sequela di Gesù. Permettetemi di condividere alcuni punti per la nostra riflessione.
ln primo luogo, il martirio consiste nel dare testimonianza di Gesù. Spesso pensiamo che il martirio significhi soffrire e morire. Non tutte le sofferenze sono legate alla testimonianza di Gesù’. Nella Chiesa ciò che conta come martirio è una testimonianza efficace e autentica, pronta a soffrire anche la morte per Gesù. Oggi i molti martiri della Chiesa, in particolare il beato Luigi Stepinac, invitano tutti noi battezzati a essere testimoni di Gesù e del Vangelo nella nostra vita quotidiana in famiglia, a scuola, sul posto di lavoro, nei governi, nelle arti, nelle scienze, negli affari e nei social media. E siate aperti alle sofferenze che possono derivare dalla vostra testimonianza di Cristo. Chi rifiuta Cristo e il suo Vangelo rifiuta anche la testimonianza. Ma per un vero martire, testimoniare Gesù è una chiamata più forte che preservarsi dalla sofferenza.
Come è possibile? E possibile quando si ama e si confida incondizionatamente nel Signore. Come dice la prima lettura del libro della Sapienza, “coloro che confidano in Dio comprenderanno la verità; i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.” Confidando nel Signore e affidandosi alla sua grazia e misericordia, possono resistere a qualsiasi opposizione e sofferenza. Il Beato Stepinac scelse come motto episcopale e regola di vita “ln Te Domine speravi”, in Te Signore ho riposto la mia fiducia dal Salmo 31. Esaminiamo noi stessi. ln chi o cosa ripongo la mia fiducia? Nella ricchezza, nel potere, o nel prestigio? Se confidiamo in queste attività mondane, daremo testimonianza a loro piuttosto che al Signore.
ln secondo luogo, un martire o un testimone segue Gesù che nel Vangelo parla di sé come del chicco di grano che cade in terra e muore. Nel processo di morte, produce molto frutto e dà vita. L’incarnazione stessa del Figlio di Dio in Gesù è stata una “caduta a terra” o uno svuotamento della sua gloria e l‘abbraccio della condizione umile dell’umanità o kenosi, come descritto da San Paolo nella sua lettera ai Filippesi. Ogni momento della vita e del ministero di Gesù, che culmina nella croce, è una kenosi, una perdita della propria vita perché altri possano vivere. Il martire deve seguire il sacrificio di Gesù e manifestarlo nella propria vita. Il beato Stepinac ha questa visione “kenotica” soprattutto del ministero sacerdotale. Scriveva a un sacerdote appena ordinato nel 1957: “E’ veramente degno e giusto ringraziare per il grande dono del sacerdozio. E questo non perché il sacerdozio Vi innalzi al di sopra dei re e degli imperatori per dignità, e sopra tutte le armate della terra per potenza, ma per il fatto che in nessuna condizione si può tanto glorificare Dio e giocare alle anime immortali come nella vocazione sacerdotale.” Un martire non aspira alla gloria terrena, ma solo alla gloria di Dio e al bene degli altri, come ha fatto Gesù. I martiri della Chiesa, in particolare il beato Stepinac, ci invitano a seguire la via umile e disinteressata di Gesù. Il nostro mondo viene distrutto da una folle avidità di potere, dominio e ricchezza. Alla fine porta alla morte. Abbiamo bisogno di più testimoni del potere vivificante dell’umiltà e del dono di sé di Gesù.
Infine, quando Gesù è sceso sulla terra nella sua incarnazione, vita, morte e risurrezione, si è anche unito a ogni essere umano, ognuno fatto di polvere o di terra. Ha abbracciato le nostre sofferenze e ci ha portato la speranza della vita eterna. Non c’è testimonianza di Gesù senza l’amore per il prossimo e la comunione con i poveri e con coloro che soffrono, come Gesù ci ha mostrato. Gesù è morto per tutti. Un vero cristiano deve avere un cuore per tutti e deve mostrare l’amore salvifico universale di Gesù per tutti. La testimonianza cristiana dichiara la qualità di tutti gli esseri umani perché ognuno è creatura e figlio di Dio. Il Beato Stepinac disse in occasione della festa della Santissima Trinità nel 1943: “Nessun uomo sano di mente può negare che il genere umano costituisce un unico insieme. Tutti, senza distinzione, a qualsiasi lingua o popolo appartengano, traggono la propria origine dal Dio Trino, che disse, creando l’uomo, ‘facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza!’ (Gen 1,26)…tutti hanno comune dimora. Tutti hanno un unico scopo soprannaturale, e questo è Dio, la felicità eterna di ogni cuore umano.” La storia umana ha visto e continua a vedere la brutalità e la violenza causate dalla discriminazione, dal pregiudizio e dall’ingiustizia. Testimoniamo la comunione, la fraternità e la solidarietà che Gesù e lo Spirito Santo offrono. Quando il nostro lavoro viene rifiutato e siamo afflitti dalla sofferenza, traiamo conforto dalle parole del Beato Stepinac: ,,dalla condanna ingiusta di Gesù segue che, per amore di Gesù, siamo sempre pronti ad accettare la condanna da parte degli uomini… Se talvolta gli uomini Ti giudicano ingiustamente, o se accade che tu sia condannato nel tribunale per la tua fedeltà a Cristo, gioisci e rallegrati, perché Gesù patisce in te!… E quando si patisce con Gesù, allora tutto diventa facile.” Beato Luigi Stepinac, prega per noi.