Memoria liturgica del Beato Alojzije Stepinac in occasione del 55° anniversario della morte 10 febbraio 2015., ore 18.30 Gerhard Ludwig Card. MÜLLER

Chiesa di San Girolamo dei Croati

Memoria liturgica del Beato Alojzije Stepinac  in occasione del 55° anniversario della morte

10 febbraio 2015., ore 18.30

Gerhard Ludwig Card. MÜLLER

Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

 

Cari fratelli e sorelle

1. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. (Gv 12, 24).

Nella storia della Chiesa Cattolica vi sono persone che la Provvidenza ha donato al Popolo di Dio per essere saldo appiglio, baluardo e faro nelle tempeste della vita. E quanto più tempo passa dalla loro morte tanto più essi di giorno in giorno crescono come giganti che superano lo spazio e il tempo nel quale hanno operato. La loro stella non tramonta mai. Al contrario, essa è ogni giorno più splendente e sempre più vicina e attraente per le nuove generazioni. Questo è il destino dei martiri cristiani, dei santi, dei grandi uomini di fede e di spirito. Uno di essi è il beato Alojzije Stepinac, arcivescovo di Zagabria, cardinale e martire. Noi oggi celebriamo il cinquantacinquesimo anniversario della sua morte. Siamo riuniti in questo sacrificio eucaristico insieme alla moltitudine di fedeli che, in Croazia e nel mondo, con i vescovi e sacerdoti, oggi invocano la sua intercessione.

2. L’amore nella dimensione della croce

I grandi della Chiesa Cattolica non sono un puro caso che capita ma sono il risultato della cooperazione dell’uomo con la grazia di Dio, che si manifesta in questo mondo nella sua potenza e splendore. Mi è ben noto come il popolo croato, nella sua lunga storia, al crocevia di mondi e culture differenti, abbia resistito a molte prove e sciagure. La sua forza principale e la sua garanzia di sopravvivenza è stata soprattutto la sana famiglia, nella quale si rispettano le leggi naturali e di Dio. La Sacra Scrittura e la prassi tradizionale della Chiesa vedono nelle numerose famiglie sane il segno della benedizione divina e della generosità dei genitori[1]. Il nostro beato Alojzije proviene proprio da una simile famiglia, ricca di numerosi figli, di Krašić, nell’arcidiocesi di Zagabria, in Croazia.

Figlio di Josip Stepinac e Barbara, nata Penić, Alojzije Viktor Stepinac  nacque l’8 maggio 1898 a Krašić. La prima moglie del padre Josip, dalla quale costui ebbe quattro figli, morì prematuramente ed egli si risposò. Insieme alla nuova moglie Barbara, decise che avrebbero avuto „tanti figli quanti ne manda Dio“. Con Barbara Josip ebbe otto figli. Il piccolo Alojzije Viktor, nono figlio di Josip, crebbe pertanto in una famiglia con ben undici figli[2].

Secondo una successiva testimonianza dello stesso arcivescovo Alojzije, l’unica preoccupazione del padre era una solida educazione per i propri figli. Li educò con amore, nella disciplina e nella severità[3]. Dal momento che era benestante, il padre Josip cercò di fare in modo che tutti i suoi figli finissero la scuola. A casa tutti aiutavano nelle faccende domestiche e nella cura delle proprietà familiari. Josip era un uomo laborioso, capace e radicale nei principi cristiani. A fianco di tale marito si adattava bene in tutto la moglie Barbara, madre di Alojzije. Donna e madre esemplare, ella portava ogni giorno nella famiglia la serenità, l’amore, il calore del focolare domestico e soprattutto la devozione alla Beata Vergine Maria. Con il rosario in mano, i digiuni e le preghiere frequenti, prendeva le decisioni familiari quotidiane nell’educazione dei propri figli.

La mamma, di nome Barbara, desiderava ardentemente che uno dei suoi figli scegliesse la vocazione sacerdotale. Discretamente fece voto alla Madre di Dio e decise di digiunare tre giorni alla settimana per questa intenzione. Di questo non parlava[4]. In seguito un conoscente della famiglia di Josip e Barbara Stepinac scrisse di loro: „Non dimenticherò mai l’impressione che ho riportato da tale vera casa e famiglia contadina croata. Mentre il fratello…. mi mostrava la proprietà, e i suoi buoni genitori, padre e madre, mi accoglievano con la vera ospitalità contadina e cristiana, sempre di più nell’animo mi cresceva il pensiero che simili case e famiglie contadine portano la fortuna e la benedizione alla propria stirpe e alla Santa Chiesa“[5]. In quella casa ogni giorno si viveva e testimoniava l’amore a dimensione della croce.

3. Nella scuola di vita verso l’altare

Alojzije ricevette la sua prima educazione spirituale e culturale nella sua famiglia, che era una vera e propria Chiesa domestica. Ogni sera si pregava assieme il rosario. La domenica e i giorni di festa i membri della famiglia frequentavano regolarmente la Chiesa.

Alojzije in seguito si ricorderà più volte, con gratitudine, dell’educazione spirituale ricevuta in famiglia e come proprio allora ricevette una grande grazia, la devozione giovanile alla Madre di Dio, alla quale rimase devoto per tutta la vita[6]. Quando Alojzije iniziò a frequentare la scuola, la madre Barbara lo accompagnò alla chiesa parrocchiale perché imparasse a servire il parroco durante la santa messa. Lo vestì con la veste del ministrante e gli insegnò come si doveva comportare presso l’altare. Dopo le scuole elementari nel paese natio, egli continuò con l’istruzione classica a Zagabria presso il Convitto Arcivescovile chiamato „Orfanotrofio“.

Nel 1915 entrò nel Seminario arcidiocesano. Dopo aver dato l’esame di maturità, a diciotto anni compiuti, Alojzije fu mobilitato nell’esercito: iniziava la prima guerra mondiale. Di sguardo e cuore puro, di profonda e sincera fede giovanile, rifiutò la raccomandazione di alcune persone che lo volevano far esonerare dal servizio miliatare e dalla guerra: „Se il Signore lo vuole, Egli mi può liberare anche dall’inferno“ _ affermava[7]. Tornò a casa nel 1919,  avendo conservato il suo sguardo e il suo cuore puri. Tuttavia, l’ideale del sacerdozio gli sembrava così elevato da essere impossibile da realizzare e così dopo la guerra rinunciò al seminario. Ma non rinunciò alla vita della fede. Si iscrisse agli studi di agronomia presso l’Università di Zagabria, ma lo studio – pur non essendo un problema – non lo faceva sentire realizzato. Cercava qualcosa in più. Da Zagabria allora tornò nuovamente in famiglia, al lavoro nei campi e alla natura. Nel frattempo si fidanzò, ma un giorno la sua fidanzata Maria gli disse di vedere e sentire, come lui stesso del resto, che non erano fatti l’uno per l’altra. Nel frattempo la madre Barbara pregava e digiunava. Pregava per lui anche la sua guida spirituale, il gesuita p. Bruno Foretić. Passarono cinque anni di ricerca, cinque anni di maturazione interiore, e Alojzije tornò al suo primo amore e vi tornò per sempre: essere un sacerdote di Cristo! Riporre tutte le proprie speranze in Dio e solo in Lui! Abbandonarsi totalmente a Lui: „Scomparvero le lotte: la pace e la gioia invasero il suo cuore. Era passato attraverso ‘la notte oscura’ ed ora era tutto luminoso e chiaro“ [8].

4. Coraggioso pastore di anime guida del popolo di Dio

Vivere per sette anni presso il Collegio Germanico-Ungarico, compiendo gli studi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma (1924 – 1931), fu per il giovane Stepinac un’ottima preparazione per il sacerdozio. Venne quindi ordinato sacerdote dell’Arcidiocesi di Zagabria nel 1930, in Roma, all’età di trentatre anni. Tre anni e mezzo dopo, papa Pio XI lo nominò arcivescovo coadiutore cum iure successionis. Aveva solo trentasei anni. Un anno dopo prese su di sé l’amministrazione e la guida dell’enorme arcidiocesi di Zagabria come arcivescovo residenziale. Quale motto vescovile scelse le parole: „In Te Domine speravi, non confundar in aeternum“. Nel Signore ripone la propria fiducia e a Lui si abbandona completamente. Per lui significò stare in ascolto della Parola di Dio, ricercare e adempiere la Sua volontà nella propria vocazione e nel proprio incarico vescovile.

Un uomo di Dio ha il compito di condurre le anime immortali a Dio. Questo fu l’obiettivo e lo scopo del suo servizio pastorale sino al suo ultimo respiro, come testimoniano le sue numerose iniziative pastorali. Lo confermano anche gli anni di prigionia a Lepoglava e successivamente nel paesino natio di Krašić, quando fu ingiustamente condannato dalle autorità comuniste „alla pena della privazione della libertà con i lavori forzati di 16 anni e alla perdita dei diritti politici e civili per 5 anni“ e quando gli fu impedito di adempiere ai propri doveri di vescovo sino alla morte, avvenuta precisamente in questo giorno cinquantacinque anni fa.

5. Portavoce di coloro che sono senza diritti

Nel vortice della Seconda guerra mondiale egli alzò la propria voce contro gli orrori e le distruzioni della guerra ed intraprese numerose azioni per alleviare il dolore e le sofferenze di tutti. Le sue omelie sono uno splendido esempio di coraggio evangelico e chiarezza di un pastore del Popolo di Dio. Le sue parole erano spesso scomode, perché avevano il proprio fondamento nel Vangelo. Egli esponeva con coraggio i principi morali evangelici e non permetteva di essere usato come uno strumento se non dal suo Divino Maestro. Nel pieno della Seconda guerra mondiale, il giorno della festività di Cristo Re, il 25 ottobre 1942, egli tuonò  dal pulpito della cattedrale di Zagabria con queste parole: „Ogni popolo e ogni razza provengono da Dio. Realmente esiste una sola razza, cioè la razza divina. Il suo certificato di nascità si trova nella Genesi, dove si racconta come la mano di Dio ha formato dal fango  il primo uomo e gli ha ispirato lo spirito vitale“. (Cfr. Gen. 2,7). …. „Inoltre affermiamo che ogni popolo e ogni razza, quale oggi esiste sulla terra, ha diritto a una vita degna dell’uomo e a un trattamento pure degno dell’uomo. Tutti, siano zingari o di altra razza, siano negri dell’Africa o progrediti europei, siano odiati Ebrei o superbi ariani, hanno il diritto di dire: ‘Padre nostro che sei nei cieli!’“ [9].

6. In difesa delle famiglie cristiane

Cresciuto egli stesso in una famiglia cristiana, intraprese numerose azioni e iniziative pastorali che implementavano la morale cristiana nelle famiglie e la visione cristiana del mondo. Di fronte a ideologie esiziali come comunismo, fascismo e nazionalsocialismo, egli fu chiaro e scevro da ogni possibile compromesso: „La Chiesa è… per quell’ordine nuovo che è tanto antico quanto i dieci comandamenti di Dio. Noi siamo per l’ordine che non è scritto sulla fragile Carta, ma nel cuore dell’uomo dal dito del Dio vivente“[10].

Cosciente che queste parole potevano costargli la vita, con la forza e lo slancio dei profeti biblici egli disse:  „Non possiamo riconoscere un sistema che rinnega la famiglia, nella quale la Chiesa vede un’istituzione divina e la cellula fondamentale della società. Pretendere di unire il marito e la moglie solo per qualche tempo, finché durano i legami sentimentali, togliere alla famiglia il suo significato sacramentale e impedire che essa sia la vita e la base per la formazione dei figli, pretendere di togliere ai genitori i figli e dichiararli proprietà dello Stato, significa scuotere la legge naturale fin nelle sue basi, significa annientare non solo la famiglia, ma lo stesso popolo e la comunità nazionale”…“Non possiamo riconoscere un sistema che nega anche ai bambini la conoscenza di Dio proibendo l’insegnamento del catechismo nelle scuole”…[11].

In occasione delle celebrazioni per la giornata del papa, nel 1943, egli affermò nella sua omelia: “Ognuno ha il diritto alla vita fisica, ha diritto alla vita spirituale, ha diritto al matrimonio, ha diritto all’educazione religiosa, ha diritto all’uso dei beni materiali, in quanto ciò non contrasta con le giuste leggi che proteggono gli interessi di tutta la comunità. E ogni offesa a questi diritti della persona umana, non può non recare gravi conseguenze…”[12].

Quello che Stepinac fu nella vita rimase anche dopo la morte, come ha ben descritto durante la messa per la sua beatificazione, il 3 ottobre 1998, San Giovanni Paolo II: “Con il suo percorso di vita umano e spirituale il beato Alojzije Stepinac dona al proprio popolo una sorta di compasso per potersi orientare. Ecco i punti principali: la fede in Dio, il rispetto per l’uomo, l’amore verso tutti sino al perdono, l’unità con la Chiesa avente a capo il successore di Pietro. Sapeva bene di non poter cedere quando è in gioco la verità, perché la verità non è qualcosa su cui si può mercanteggiare. A causa di questo preferì accettare la sofferenza piuttosto che tradire la propria coscienza e rinnegare la promessa fatta a Cristo e alla Chiesa”[13].

Beato Alojzije Stepinac, prega per noi!


[1] Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2373.

[2] Il fratello Josip, nato nel primo matrimonio del padre, morì a soli tre anni. Cfr. O.  Aleksa Beningar, Alojzije Stepinac hrvatski kardinal, Ziral, Rim, 1974. p. 22-23.

[3] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1, p. 68.

[4] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1, p. 68.

[5] Cfr. O.  Aleksa Beningar, Alojzije Stepinac hrvatski kardinal, Ziral, Rim, 1974. p. 23.

[6] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1, p. 71.

[7] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizations servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. I, p. 94-95.

[8] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. I, p. 109.

[9] Estratto dall’omelia tenuta il 25 ottobre 1942 in occasione della solenità di Cristo Re,   Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1,  p. 481.

[10] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1,  p. 483.

[11] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1,  p. 486.

[12] Cfr. „Zagrebien. Beatificationis et canonizationis servi Dei  Aloysii Stepinac, Positio super martyrio, Vol. III,1,  p. 488.

[13] Dall’omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II durante la solenne celebrazione eucaristica per la proclamazione a beato del Servo di dio il cardinale Alojzije  Stepinac, tenutasi a Marija Bistrica il 3 ottobre 1998.