PONTIFICIO COLLEGIO CROATO DI SAN GIROLAMO
CHIESA DI SAN GIROLAMO DEI CROATI
Sin dalla conversione del popolo croato al cristianesimo nel VII secolo a Roma è sempre stato presente un piccolo ma costante gruppo di croati che sul modello degli altri popoli europei desiderava avere proprie istituzioni religiose e nazionali ben organizzate nella Città eterna. All’inizio del XV secolo questa comunità era denominata Venerabilis Societas Confallonorum Slavorum Burghi S. Petri e aveva sede in Via del Borgo Vecchio, vicino al Vaticano. I membri della Confraternita erano croati provenienti dalla Croazia Settentrionale, dalla Slavonia, dalla Bosnia e dalla Dalmazia ed inizialmente si presentavano sotto il nome dalmata o slavo mentre dopo l’istituzione dell’Ospizio sempre più prese piede il nome illirico che finì per imporsi del tutto. In questo modo era espressa molto chiaramente l’appartenenza culturale e nazionale dei membri della Confraternita e di tutti coloro che alloggiavano nell’Ospizio.
Papa Niccolò V, dietro richiesta del sacerdote Girolamo di Potomje (Potoma), nella penisola di Pelješac (Sabbioncello), con il Breve apostolico Piis fidelium votis del 21 aprile 1453 donò al pio sodalizio dei croati la allora diroccata chiesa di Santa Marina, vergine e martire, sulla riva sinistra del Tevere, vicino al mausoleo dell’imperatore romano Ottaviano Augusto. Assieme alla chiesa, nella quale nel corso dei secoli si celebrò in latino e veteroslavo (glagolitico), essi ottennero anche l’autorizzazione per la costruzione di un ospizio e di un ospedale per i propri conterranei. Nel frattempo aumentava sempre di più il numero dei pellegrini e ancor più quello dei profughi dalle regioni croate occupate dai turchi. Tra di essi vi era anche l’ultima regina bosniaca Katarina Kotromanić Kosača († 1478) che trascorse il resto della propria vita a Roma con il sostegno del Tesoro Apostolico. Fu sepolta nella chiesa francescana di Santa Maria in Ara Coeli, sul Campidoglio. La sua dama di corte Pavka Mirković è sepolta nella Chiesa di San Girolamo dei Croati, come testimonia ancora oggi la sua lapide funeraria con la relativa iscrizione.
La rinnovata chiesa di Santa Marina, nella quale si svolgevano regolarmente le funzioni liturgiche, fu dedicata dai Croati al “maggior studioso della Sacra Scrittura”, ovvero San Girolamo Dalmata, Dottore della Chiesa, traduttore della Sacra Scrittura, originario di Stridone in Dalmazia. Il pio sodalizio croato di Roma nel corso della storia assunse diverse denominazioni come “società” o “confraternita” ma dal 1544 assunse la denominazione di “congregazione”.
L’8 febbraio dell’anno 1566 Papa Pio V elevò la Chiesa di San Girolamo al titolo cardinalizio. Terzo cardinale titolare divenne, nel 1570, Felice Peretti da Montalto, ”… discendente di una famiglia croata originaria della Dalmazia”, il quale mantenne il titolo sino al 24 aprile del 1585 quando fu eletto papa con il nome di Sisto V. Molto probabilmente egli era originario di Kruščica nelle Bocche di Cattaro anche se alcuni storici ritengono che le sue origini vadano ricercate piuttosto nei dintorni di Zara. Vi sono anche altri che negano che le sue origini vadano ricercate nella parte orientale dell’Adriatico. Nonostante il suo breve pontificato (1585 – 1590) il nome di Sisto V è rimasto nella storia come quello di un papa energico ed esigente. Introdusse numerose grandi riforme nella Chiesa del suo tempo. Riorganizzò la Curia romana, il Collegio cardinalizio, gli affari della Chiesa e ne affidò l’amministrazione alle singole apposite congregazioni. Istituì la Tipografia vaticana e partecipò di persona ai lavori per la riedizione della Vulgata di San Girolamo. Fece portare a termine la cupola di San Pietro e fece innalzare l’obelisco al centro di Piazza San Pietro, fece rinnovare molti palazzi romani, chiese, strade… tuttavia fece costruire una sola chiesa dalle fondamenta al tetto, l’attuale Chiesa di San Girolamo dei Croati a Roma, terminata nel 1589. Durante la vita di Sisto V ebbero anche inizio i lavori di decorazione della chiesa con affreschi.
Per assicurare il futuro di questa chiesa Sisto V istituì il Capitolo degli Illirici per i sacerdoti che provenivano dalle provincie illiriche e che dovevano conoscere la lingua croata, che nella bolla viene chiamata illirica. Per i canonici era opportuno proporre “persone adatte provenienti dal suddetto popolo illirico, o persone di altra origine, ma tuttavia di quella stessa lingua o idioma”. Quando sorse il problema di cosa si dovesse intendere per illirico, ovvero che cosa si dovesse intendere con tale concetto nell’ambito delle istituzioni di San Girolamo, dal momento che vi erano coloro che accampavano diritti sull’Ospizio, la Chiesa, il Capitolo e le tombe di San Girolamo nonostante la prassi sino ad allora consolidata, i giudici della Sacra Rota “dopo aver valutato attentamente le parole e il pensiero del Sommo Pontefice, sono giunti alla conclusione che con il nome di regione illirica vera e propria si debba intendere effettivamente la Dalmazia, di cui fanno parte Croazia, Bosnia e Slavonia, mentre sono del tutto escluse Carinzia, Stiria e Carniola”. Si tratta della sentenza della Sacra Rota del 1655, la cui fondamentale importanza così è stata descritta dal grande filologo e linguista Radoslav Katičić: “Appoggiata alle istituzioni di San Girolamo a Roma qui come natio Illyrica, duecentoventi anni prima del Rinascimento croato, si costituì concettualmente e giuridicamente la nazione croata“. A capo della corrente che uscì vincitrice da questa controversia vi era lo spalatino Jeronim Paštrić († 1700). Sotto la guida di Ivan Lučić di Traù († 1679), padre della storiografia croata, sepolto nella Chiesa di San Girolamo dei Croati a Roma, e di Stjepan Gradić da Dubrovnik (Ragusa di Dalmazia) († 1683), prefetto della Biblioteca Vaticana, venne disegnata una mappa geografica delle terre croate (illiriche) che avevano diritto alle istituzioni di San Girolamo a Roma. Questo prezioso documento è conservato ancora oggi nel Collegio di San Girolamo dei Croati a Roma.
Il Capitolo sistino era composto da un arciprete, sei canonici e quattro beneficiati. Primo arciprete del Capitolo di San Girolamo fu nominato lo spalatino Aleksandar Komulović († 1608), poeta, autore ed editore di catechismi in lingua croata nonchè diplomatico. Successivamente entrò nella Compagnia di Gesù e divenne legato del papa per l’Europa orientale. Terminò la propria vita terrena a Dubrovnik, dove è sepolto. Nella Chiesa di San Girolamo dei Croati a Roma è ancora oggi presente la lapide e l’iscrizione mortuaria che egli fece eseguire per se stesso, il proprio nipote Pietro, canonico di San Girolamo († 1599), e il fratello Komulo Komulović. Lo storico Josip Burić ha ritrovato i nomi di 115 canonici attivi nella Chiesa di San Girolamo dal 1589 sino alla chiusura del Capitolo nel 1901. La maggior parte di essi, ben 88, provengono da diocesi del litorale dalmata. Otto di essi furono eletti vescovi: Nikola Brautić di Lopud (Isola di Mezzo), educatore e poeta in latino († 1632), Franjo Manola di Spalato, censore di libri e successivamente vescovo di Korčula (Curzola) († 1664), Simon Radovčić di Spalato, vescovo di Osor (Ossero) († 1719), Martin Dragojlović di Spalato, vescovo di Nin (Nona) († 1708), il sacerdote di Makarska Simon Gritti, vescovo di Kotor (Cattaro) († 1761), Antun Tripković di Dobrota, vescovo di Nin († 1771), il traurino Ivan Antun Pinelli († 1821), vescovo di Trogir (Traù), Ivan Antun Šintić, vescovo di Krk (Veglia) († 1837), teologo e revisore della traduzione croata del „Novi Uviet“ redatto dal raguseo Stjepan Rusić. Molti di essi si misero in luce in campo culturale e scientifico ed alcuni di essi raggiunsero anche fama e stima internazionale, come Nikola Brautić e il raguseo Benedikt Stojković († 1801). I canonici spesso erano il principale e spesso anche l’unico legame tra la Chiesa nella madrepatria e le istituzioni centrali della Chiesa Cattolica e la Santa Sede sceglieva i migliori tra di essi per diverse missioni diplomatiche ed ecclesiastiche delicate, soprattutto nell’Europa orientale.
Dopo il Concilio di Trento numerose sedi nazionali in Roma si trasformarono in collegi ecclesiastici nazionali e seminari per la formazione dei sacerdoti. Anche i vescovi croati desideravano un simile centro a Roma ma purtroppo allora questo desiderio non si realizzò benché papa Clemente VIII permise nel 1598 la trasformazione dell’Ospizio illirico in collegio ecclesiastico. In un certo senso si può considerare come primo collegio croato una sezione del collegio nobiliare Clementinum, istituito nel 1604 da Clemente VIII e situato nelle vicinanze della Chiesa di San Girolamo, nella piazza detta Nicosia. In esso erano accettati non solo i rampolli della nobiltà italiana ma anche gli stranieri. In questo modo un gruppo di giovani croati formava un gruppo separato che nei documenti era chiamato collegio illirico (croato). Non si trattava di un collegio croato indipendente ma di una sezione del Clementinum.
Sin dagli inizi nel 1453 e sino al 1901 presso San Girolamo operò la Confraternita Illirica (croata). Dal ricco archivio della Confraternita si può vedere come in essa, così come nel Capitolo, operarono uomini di valore e illustri in ambito culturale e pubblico di origine croata, come il filosofo, matematico, naturalista e architetto Franjo Petrić († 1597), originario dell’isola di Cres (Cherso), da alcuni celebrato come “l’uomo più dotto del suo tempo”, Faust Vrančić – Verantius († 1617), di Šibenik (Sebenico), vescovo e studioso di fama, uno dei primi studiosi di aeronautica del mondo: progettò e costruì una macchina per volare alla quale diede il nome di “homo volans”, Antun Deodat – Bogdanović († 1656), dall’isola di Lastovo (Lagosta), rappresentante della Repubblica di Dubrovnik presso la Santa Sede e censore dei libri croati a Roma, Petar Boždar (†1684), sacerdote ragusino noto per la sua erudizione e modestia, poliglotta, diplomatico, poeta e teologo, Juraj Mateljević († 1728), di Dubrovnik, estensore del dizionario illirico, il chersino Marko Buničić († 1887), poeta latinista, Ivan Kapor († 1849), dall’isola di Korčula, autore di saggi storici, Vinko Mrkica († 1878), di Skradin (Scardona), traduttore del Nuovo Testamento in croato, Franjo Rački († 1894), sacerdote originario di Senj (Segna), storico, politico e uomo di cultura, il veglioto Ivan Črnčić († 1897), autore di trattati scientifici, Dragutin Antun Parčić († 1902), originario di Vrbnik (Verbenico) sull’isola di Veglia, curatore del vocabolario illirico-italiano e italiano-illirico, redattore ed editore di libri e messali in glagolitico.
Nella Chiesa di San Girolamo dei Croati riposano i resti mortali di molti membri illustri della Confraternita, così che questa chiesa viene considerata un centro nazionale e un mausoleo. Alla sinistra dell’altare principale, su una lastra (di marmo) sono incisi quattro nomi: il primo è quello di Ivan Lučić Lucius di Traù († 1679), il secondo è quello di Ivan Paštrić Pastrizio († 1708), spalatino, professore di lingue orientali e di “teologia polemica” presso il Collegium Urbanum, successivamente denominato Collegium de Propaganda Fide. Egli donò la propria ricca biblioteca all’arcivescovo di Spalato Stjepan (Stefano) Cosmi per il Seminario arcivescovile di Spalato allora appena istituito. Fu la prima biblioteca pubblica di Spalato. Il terzo nome inciso è quello di Stjepan Gradić Gradi († 1683), ragusino, prefetto della Biblioteca Vaticana e professore presso l’Università La Sapienza di Roma, mentre il quarto è quello del benemerito benefattore e canonico di San Girolamo Juraj Jurjević (Georgiceo – Jurjević, Juričin?) da Kaštel Sućurac vicino Spalato († 1711). Nella cripta della Chiesa è sepolto il poeta croato di Zadar (Zara) Juraj Baraković († 1628).
A quanti sopra ricordati aggiungiamo solo alcuni nomi tratti dalle lapidi sepolcrali presenti nella Chiesa: Petar Medvidović, arcivescovo di Bar (Antivari), poeta e diplomatico originario di Popovo Polje nell’Erzegovina orientale, Franjo Jurjević (Juričin) († 1729), legato di Clemente XI per la riunione della Chiesa e del popolo ruteni (ucraini) con Roma e correttore di breviari e messali in glagolitico, Pavao Gozze Gučetić († 1660), rappresentante della Repubblica di Dubrovnik presso la Sublime Porta, Petar Božidarević († 1685), canonico, poliglotta e diplomatico ragusino a Roma. Nell’ambito della Confraternita o ad essa in qualche modo strettamente legati vale certamente ricordare il francescano Rafael Levaković († 1648), arcivescovo di Ohrid (Ocrida) ed editore di libri liturgici in veteroslavo, Juraj Križanić da Obrh († 1683), coraggioso missionario e acceso sostenitore dell’idea panslava, Josip Juraj Strossmayer († 1905), vescovo di Đakovo (Giacovo) e Srijem (Sirmio), Ivan Kukuljević († 1889), storico croato di fama e Franjo Rački († 1894) sacerdote e storico.
Nell’ambito della colonia croata di Roma operò il pittore e miniaturista Julije Klović Clovio († 1578), nativo di Grižane vicino a Crikvenica, definito “maximus in minimis” (massimo nelle cose minime) dal famoso pittore Dominikos Theotokopoulos detto El Greco.
Il gesuita ragusino nonché fisico e matematico Ruđer Bošković († 1787), assieme a suo fratello Bartul, godette di un vitalizio da parte delle istituzioni di San Girolamo. L’eccellente latinista, filosofo e poeta Benedikt Stojković Stay († 1801), definito “il Lucrezio del XVIII secolo”, canonico della Chiesa di San Girolamo, fu anche canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Per più di trenta anni presiedette alla Confraternita di San Girolamo. Dopo la sua morte e sepoltura, i suoi ammiratori apposero sopra la sua tomba nella suddetta basilica romana una grande lastra commemorativa che ancora oggi testimonia delle sue virtù e della sua erudizione.
Il 27 febbraio 1790 papa Pio VI istituì il Croaticum, collegio per l’educazione e l’istruzione dei giovani croati che desideravano divenire sacerdoti provenienti da tutte le diocesi croate che sino ad allora avevano avuto diritto alle istituzioni di San Girolamo. A causa dei pericoli della guerra e della presenza militare francese a Roma il Collegio operò solamente per alcuni anni, dal 1793 al 1798. Primo rettore fu il ragusino Vinko Ruini (†1807) e quando egli si ritirò gli succedette lo spalatino Antun Passagnoli (†1809). I vescovi croati desideravano fortemente riaprire il Collegio tuttavia durante il pontificato di Pio IX esso operò solamente dal 1863 al 1871 e durante il pontificato di Leone XIII dal 1884 al 1891. Studiando la storia del Collegio lo storico Slavko Kovačić ha trovato per il periodo che va dalla sua istituzione nel 1790 e sino al 1901 in tutto solamente 24 collegiali. A causa delle difficoltà economiche l’Ospizio e l’Ospedale cessarono praticamente di esistere già verso la metà del XIX secolo. Per decreto delle autorità cittadine a partire dal 1859 furono proibite le sepolture in chiesa e pertanto le istituzioni di San Girolamo comprarono una tomba nel Cimitero Monumentale del Campo Verano in Roma che ancora oggi adempie a questa funzione. Quando nel 1897 morì l’ultimo arciprete del Capitolo Ivan Črnčić fu inviato a Roma il sacerdote dell’arcidiocesi di Zagabria Josip Pazman († 1925) per preparare quanto necessario alla istituzione di un nuovo collegio di San Girolamo, questa volta un collegio sacerdotale. In accordo con i vescovi croati il papa Leone XIII, con il breve apostolico Slavorum Gentem del primo agosto 1901, soppresse le sinora esistenti istituzioni di San Girolamo e istituì il Collegio sacerdotale di San Girolamo per il popolo croato. Subito iniziarono i problemi. Per primo, per motivi politici, si lamentò il Montenegro, che trovò per i propri scopi un alleato nella Serbia, la quale a sua volta attraverso canali diplomatici e con il supporto della Russia, dell’Austria-Ungheria e di gruppi di irredentisti italiani in Dalmazia riuscì a fare in modo che venisse impedita l’apertura del collegio appena istituito per l’educazione e istruzione del clero croato. Il rettore Josip Pazman fu letteralmente cacciato da Roma e costretto a tornare a Zagabria. Dietro forti pressioni diplomatiche già nel 1902 al Collegio venne mutato il nome da “croato” a “illirico”. Neppure questo fu di una qualche utilità poiché il Collegio rimase chiuso e sorvegliato attentamente. I primi sacerdoti studenti ricevettero le proprie borse di studio dai beni del Collegio nel 1907 ma non vi si poterono stabilire sino al 1911 quando finalmente il Collegio poté iniziare la propria attività, che tuttavia ebbe durata breve, sino al maggio del 1915. A causa delle grandi tensioni politiche e degli scontri bellici tra l’Italia e l’Austria-Ungheria numerosi cittadini della Croazia, che allora faceva parte della monarchia austro-ungarica, dovettero lasciare Roma.
Il Collegio iniziò nuovamente le proprie attività dopo nove anni, nel 1924. La Croazia alla fine della Prima guerra mondiale nel 1918 si ritrovò facente parte del Regno dei Serbi Croati e Sloveni mentre il Regno d’Italia riteneva che le istituzioni di San Girolamo con i loro beni facessero parte del proprio bottino di guerra. A sua volta Belgrado rivendicava i propri diritti. Quando furono risolte le questioni riguardanti i confini tra i due stati il Regno d’Italia lasciò alla Jugoslavia le istituzioni di San Girolamo. Tuttavia un simile atto non rappresentò la fine dei problemi. La lotta per il controllo di San Girolamo infatti continuò. Per quattro anni gli ambasciatori jugoslavi presso la Santa Sede ebbero il controllo finanziario e amministrativo su di esso. Nell’ottobre del 1924 nel Collegio si stabilirono le Suore di carità di San Vincenzo De Paoli di Zagabria per prendersi cura degli affari domestici. Nello stesso periodo si insediarono nel Collegio anche i sacerdoti studenti. Il Collegio tornò in attività e come tale opera ancora oggi. In questo periodo di tempo un ruolo importante in favore della Chiesa Cattolica in Croazia per quel che riguarda il Collegio e il suo passaggio in mani croate è stato ricoperto dal sacerdote della diocesi di Hvar (Lesina) Nikola Moscatello († 1961), funzionario diplomatico dell’ambasciata jugoslava presso la Santa Sede. Il Governo di Belgrado consegnò il Collegio alla Santa Sede nel 1928 a condizione che i rettori provenissero dalle regioni del Regno di Jugoslavia. Questo ovviamente andava assai bene all’episcopato croato e così nello stesso 1928 fu nominato rettore del Collegio di San Girolamo Čedomil Jakša, in realtà Jakov Čuka, critico letterario croato, prevosto del Capitolo cattedrale di Spalato, sacerdote dell’Arcidiocesi di Zadar. In questo modo il Collegio, dopo numerose peripezie e lunghi contrasti, fu posto sotto la diretta giurisdizione dei vescovi croati e della Santa Sede. Čuka si trovò davanti un grande lavoro e numerose sfide che tuttavia non potette affrontare a causa delle sue precarie condizioni di salute. Morì infatti nel Collegio poco dopo il suo insediamento, il primo novembre 1928. Al suo posto la Santa Sede nominò Juraj Mađerec († 1957), originario di Molve nella Podravina, regione del basso corso del fiume Drava, allora in servizio a Belgrado, sacerdote dell’Arcidiocesi di Zagabria. In seguito ai grandi lavori nell’area attorno al Mausoleo di Augusto di Roma negli anni trenta del secolo scorso tutti gli edifici della zona circostante furono abbattuti e così anche l’edificio sede del Collegio. Juraj Mađerec riuscì tra numerose difficoltà a costruire nelle immediate vicinanze l’attuale edificio del Collegio tra il 1938 e il 1939. Egli chiamò due artisti croati, Ivan Meštrović († 1962) e Joza Kljaković († 1969), originario di Solin (Salona), ad abbellire il nuovo edificio con le loro opere d’arte. Ambedue ebbero il loro atelier nel Collegio e Kljaković per alcuni anni anche un appartamento. Nel Collegio sono conservate diverse preziose opere di Meštrović quali la Pietà, il bassorilievo di San Girolamo, il bassorilievo di SistoV, il busto di Pio XII, lo schizzo per il bassorilievo della “Madonna mediatrice di tutte le grazie” nonché numerose lettere. Sulla facciata settentrionale dell’edificio del Collegio risplendono tre enormi mosaici: il Battesimo del primo principe croato Borna o Porga, il Giuramento dei croati del VII secolo che non avrebbero intrapreso guerre di conquista e l’Incoronazione di Dmitar Zvonimir a re croato a Solin nel 1076. Oltre ai mosaici vi sono una decina di quadri del Kljaković che abbelliscono e ornano i locali del Collegio. Vi è inoltre un notevole lascito di scritti di questo artista croato. Oltre alle opere di questi due famosi artisti nella Chiesa e nel Collegio sono presenti numerose opere d’arte di diversi maestri italiani e croati.
Durante la Seconda guerra mondiale alle porte del Collegio e della Chiesa bussarono numerosi profughi e vittime della guerra provenienti dalla madrepatria. I sacerdoti studenti nel Collegio oltre a dedicarsi ai propri studi regolari si impegnarono anche nella raccolta e distribuzione degli aiuti umanitari.
In quegli anni giunsero a Roma gli scultori Josip Turkalj († 2007) e Augustin Filipović († 1998). Ambedue hanno lasciato nel Collegio proprie opere d’arte, così come dopo di loro hanno fatto il pittore Ivan Dulčić († 1975) e altri artisti croati.
I primi quindici anni della Jugoslavia comunista e titina furono caratterizzati tra le altre cose da fortissime pressioni sulla Chiesa Cattolica. Tra il 1945 e il 1960 i vescovi cattolici della Croazia non poterono inviare alcun sacerdote a perfezionarsi all’estero mentre i sacerdoti che si trovavano nel Collegio allo scoppio della guerra, una volta finiti gli studi, non poterono tornare a casa. Alcuni di loro seguirono il grande esodo postbellico dei croati e dedicarono l’intera propria vita alla cura pastorale e all’attività tra i profughi e gli emigranti croati.
Đuro Kokša, sacerdote dell’Arcidiocesi di Zagabria, fu nominato vicerettore del Collegio nel 1957 e due anni più tardi, nel 1959, rettore. L’inizio del suo rettorato fu contrassegnato da avvenimenti assai significativi: la morte di Juraj Mađerec, quella di Pio XII e l’elezione di Giovanni XXIII, la morte del card. Alojzije Stepinac († 1960) e l’indizione del Concilio Vaticano II (1962 – 1965). Durante questo periodo vi fu anche un significativo allentamento della pressione dello Stato jugoslavo sulla Chiesa in Croazia, così che i vescovi croati poterono partecipare al Concilio e i sacerdoti emigranti che abitavano nel Collegio a poco a poco iniziarono ad andarsene. Le autorità jugoslave iniziarono, seppur tra grandi difficoltà, a concedere i visti e gli altri documenti di viaggio necessari per permettere ai sacerdoti di andare a realizzare i propri studi post-diploma a Roma. Settanta anni dopo la sua fondazione, il 22 luglio 1971, papa Paolo VI restituì al Collegio il suo nome nazionale originario. Questo avvenne per l’interessamento del Rettore Đuro Kokša, in accordo con l’episcopato croato e con il grande sostegno del cardinale Franjo Šeper. Da allora il nome ufficiale del Collegio è Pontificio Collegio Croato di San Girolamo.
Dopo che Kokša fu nominato vescovo ausiliare di Zagabria, la Santa Sede nominò rettore, il 7 dicembre 1979, Ratko Perić, sacerdote della Diocesi di Trebinje-Mrkanj. Durante il suo rettorato furono organizzate le celebrazioni per i 400 anni della costruzione della Chiesa Croata di San Girolamo a Roma. Fu organizzato in tale occasione un convegno scientifico sulla Chiesa stessa. Alla chiusura delle celebrazioni presenziò lo stesso papa Giovanni Paolo II. Fu merito di mons. Perić se anche alla Chiesa fu restituito il nome “croato”. Egli diresse il Collegio per tredici anni, sino al 1992, quando divenne vescovo di Mostar. Gli succedette Anton Benvin († 1996), sacerdote della Diocesi di Krk. Quale suo successore fu nominato Jure Bogdan, sacerdote dell’Arcidiocesi di Split-Makarska, che ancora oggi dirige il Collegio e la Chiesa di San Girolamo.
Nel periodo che va dal 1901 al 2012 nel Collegio di San Girolamo sono stati accolti 380 sacerdoti studenti provenienti da tutte le diocesi della Madrepatria e dalla diaspora croata. Molti di loro hanno ricoperto e ancora oggi ricoprono ruoli e assolvono compiti importanti nella Chiesa Cattolica, soprattutto in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina. Due di loro sono divenuti cardinali: Franjo Šeper († 1981), Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria. Un terzo, mons. Josip Uhač († 1998), nunzio apostolico e Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, morì lo stesso giorno in cui sarebbe stato dato l’annuncio della sua nomina a cardinale da parte del papa. In totale trentatre sacerdoti dell’attuale Collegio di San Girolamo sono divenuti (arci)vescovi. Molti degli altri studenti del Collegio si sono a loro volta distinti come professori, educatori, traduttori, ricercatori in diversi campi del sapere umano (teologia, storia, archeologia, agiografia, musica ecc.) così come autori di catechismi e di diversi manuali o hanno ottenuto meriti in altri modi in campo culturale e spirituale. E’ difficile pensare e ipotizzare come sarebbe stata la storia della Chiesa Cattolica presso il popolo croato nel corso degli ultimi cinque secoli, e ancora oggi, senza le istituzioni di San Girolamo.
Tutte queste istituzioni hanno sempre avuto al centro della propria attività, degli avvenimenti e delle riunioni la Chiesa di San Girolamo. Così è ancora oggi. Essa è un vero tesoro di armonia architettonica con numerosi dipinti e altre opere d’arte. Dall’altra parte tuttavia la Chiesa è un luogo di preghiera, tempio di Dio, punto di incontro e di riunione di molti fedeli. Della Chiesa si prende cura l’Amministrazione del Collegio di San Girolamo assieme ai sacerdoti studenti. In essa vengono celebrate le Sante messe in lingua italiana e croata. Particolarmente solenni sono quelle celebrate in occasione della festa di San Girolamo, di San Nikola Tavelić, per il beato Alojzije Stepinac ecc.
Con i cambiamenti democratici avvenuti nella madrepatria la Chiesa è nuovamente divenuta meta dei pellegrini croati sia dalla Croazia che dall’estero. Ogni anno passano attraverso la Chiesa, in gruppi organizzati, dai sette ai diecimila pellegrini croati.
Situata nel cuore della vecchia Roma vicino alla ben nota Ara Pacis e al Mausoleo dell’imperatore romano Augusto, a poca distanza da Piazza di Spagna e da Piazza del Popolo e dinanzi a Ponte Cavour, che collega le due rive del Tevere densamente abitate, la Chiesa attira giornalmente numerosi visitatori giunti da tutto il mondo per visitare Roma.
Jure Bogdan, Roma, 30 settembre 2012